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Storia e origini

CARTHAMUS tinctorius L. pianta appartenente alla famiglia delle Composite – Asteraceae, Genere: Carthamus, Specie: Carthamus tinctorius L.

Il Cartamo è una pianta annuale di origine policentrica, dall’Asia continentale, all’Africa orientale. Coltivata fin dall’antichità in Egitto, Grecia,  Cina, bacino del Mediterraneo ed Etiopia. Il suo nome sembra derivare  dall’arabo “Kortum” e dall’ebraico “Kartam che significa colore. Linneo diete a questa specie il nome di Carthamus tinctorius L., in riferimento al suo antico utilizzo come colorante, questa specie è nota anche con il nome di Cartamo o Zafferanone.

Alcuni reperti documentano la coltivazione del Cartamo già 4000 anni fa in Egitto allo scopo di estrarre sostanze coloranti dai fiori. Hasselguist (1762), in occasione di un viaggio ad Alessandria, descrisse dettagliatamente la raccolta e la preparazione della tintura . Lo scrittore riferì che il colorante veniva esportato in Italia Inghilterra e Francia, dove veniva usato anche come colorante alimentare nella fattispecie per colorare alcuni tipi di formaggio.

Fino agli anni ’50, del secolo scorso, il Kajal usato in Egitto era composto da fuliggine di pianta di cartamo carbonizzata.

Gli arabi pensavano che il Cartamo avesse proprietà anti- infiammatorie e diaforetiche, e lo usavano appunto per curare stati infiammatori e febbrili. Le proprietà diaforetiche del fiore di cartamo sono tutt’oggi sfruttate contro la febbre. L’espansione ad ovest degli Arabi durante la creazione dell’impero musulmano nel V e VI secolo favorì probabilmente la diffusione della coltura del Cartamo nel Nord – Africa ed in Europa attraverso la penisola iberica.

Secondo il Botanical Register, il Cartamo arrivò in Inghilterra nel 1551 e i frati erboristi iniziarono a coltivarlo. Impiegavano questa pianta principalmente come colorante nei cibi, ma la usavano anche come tintura colorante per tessuti. Sempre in Inghilterra mescolato con talco francese ed altri ingredienti esso formava un rossetto cosmetico. In Pakistan e in India usavano il Cartamo principalmente per la produzione di olio alimentare, mentre aggiungevano i fiori al riso e al pane per dare loro una gradevole colorazione aranciata. Inoltre servivano il riso al cartamo in numerose cerimonie e per fare offerte agli Dei. Nelle stesse zone si credeva che una infusione di foglie di Cartamo preveniva l’aborto e curava la sterilità. In India e in Birmania utilizzavano le foglie e le parti tenere delle varietà meno spinose come alimento, nella fattispecie pietanza di contorno accompagnata con riso al curry.

In Cina l’impiego principale del Cartamo era come colorante ed era usato, anche se in minori proporzioni, come medicinale; mentre aveva un uso rilevante nella cosmesi. Era comune il suo impiego come sostituto dello zafferano per la colorazione di risotti, zuppe e salse. Il Cartamo venne portato dalla Cina in Giappone (III secolo d.C), ma in questo paese fu sempre scarsamente coltivato, infatti i cosmetici venivano prodotti con quello importato dall’India.

Il Cartamo fu poco usato in cucina fino al XX secolo, ma ora viene importato in grosse quantità per tale destinazione. In Giappone, l’ olio di Cartamo è miscelato insieme all’olio di cotone e sesamo per la preparazione della tipica frittura giapponese: il Tempura, piatto simbolo dell’arte culinaria di questo popolo. Le esatte proporzioni della suddetta miscela variano secondo ricette segrete dei cuochi, tanto che alcuni ristoranti devono la loro popolarità alla particolare combinazione (Hui, 1966; wwwpianteinviaggioorg).

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